Varie teorie sostengono che maschilismo, omofobia, classismo, razzismo, intolleranza religiosa, ecc., non sono altro che espressioni diverse di una disposizione all’intolleranza presente in misura diversa in ogni individuo.

Le numerose ricerche che hanno esplorato le varie forme d’intolleranza nella popolazione generale hanno confermato la validità di questi orientamenti teorici. Quasi nessun lavoro si è però rivolto ai gruppi sociali che sono fatti oggetto d’intolleranza, quali le minoranze sessuali, razziali, etniche, religiose, ecc… Con una ricerca illustrata nella mia tesi di laurea specialistica in Psicologia[1], si è voluto fornire un contributo in questa direzione, andando a misurare due diffuse forme di intolleranza – il maschilismo e l’omofobia – nella popolazione omosessuale italiana. Da un punto di vista operativo è stato in realtà misurato un costrutto equivalente al maschilismo: il sessismo, che nella letteratura socio-psicologica indica: “l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale.”[2].

A sua volta il sessismo può essere distinto in ostile o benevolo, a seconda se si faccia riferimento alla donna come soggetto da considerare subordinato all’uomo, in quanto socialmente inferiore (sessismo ostile), o da difendere e proteggere, in quanto più debole e fragile (sessismo benevolo). Nella ricerca sono state rilevate entrambe le forme di sessismo e calcolato anche il sessismo totale. Oltre al sessismo è stata misurata anche l’omofobia interiorizzata, cioè: “l’insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi (dal disagio al disprezzo) che una persona omosessuale può provare (più o meno consapevolmente) nei confronti della propria (e altrui) omosessualità.” [3].

L’indagine si è svolta tra dicembre 2009 e febbraio 2010 e si è basata su un questionario online, pubblicizzato e diffuso principalmente attraverso i siti Internet e i gruppi Facebook delle organizzazioni GLBT italiane. Sono stati raccolti ed elaborati 251 questionari validi, di cui 165 compilati da soggetti maschi e 106 da soggetti femmine. Lo studio ha rilevato che i livelli medi di sessismo misurati nel campione omosessuale sono risultati notevolmente inferiori a quelli -già noti – rilevati nella popolazione generale italiana. Questo dato starebbe ad indicare una risposta virtuosa alle discriminazioni, alle violenze e alla condanna sociale di cui sono abitualmente fatte oggetto le minoranze sessuali. Il subire pregiudizi e trattamenti ingiusti e discriminatori non avrebbe cioè portato a una posizione astiosa e di rivalsa verso altre categorie sociali discriminate, come le donne, ma avrebbe invece favorito lo sviluppo di una maggiore sensibilità, una maggiore tolleranza e un maggior rispetto dell’unicità, della dignità e dei diritti di ogni individuo.

[1] Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Psicologia 1 – AA 2009/10 – Sessismo e omofobia in un campione di gay e lesbiche italiani: una ricerca correlazionale. Relatori: Prof. Vittorio Lingiardi e Prof.ssa Francesca Ortu. [2] La Piccola treccani. Dizionario enciclopedico. Roma, 1995: Istituto della Enciclopedia Italiana. [3] Vittorio Lingiardi. Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale. Milano, 2007: Il Saggiatore.